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Mahmud
e l'amore
prima
del tempo



SONETTO [V]
 
Ti sfioro come il violino solitario i sobborghi lontani.
Lentamente il fiume rivendica ciò che gli spetta di pioggerella
e piano piano si avvicina un domani che passa attraverso il poema.
Porto la terra lontana ed essa mi porta sulle vie del viaggio.
 
Sulla cavalla delle tue inclinazioni la mia anima tesse
un cielo naturale con le tue ombre, filo dopo filo.
Sono nato dai tuoi atti sulla terra, nato delle mie ferite
quando accendono i fiori di melograno nei tuoi giardini chiusi.
 
Dal gelsomino scorre il sangue bianco della notte. Il tuo profumo
è la mia debolezza e il tuo segreto mi perseguita come il
morso di un serpente. I tuoi capelli,
tenda di vento dai colori autunnali. Cammino con le parole
fino alle ultime parole dette dal beduino a due coppie di colombe.
 
Ti tocco come il violino la seta del tempo remoto.
E intorno a me, a te, cresce l'erba di un luogo antico e nuovo.






SONETTO [IV]
 
Lentamente massaggio il tuo sonno. O nome che abito in sogno, dormi.

La notte si coprirà con i suoi alberi e si addormenterà
Sulla sua terra, sovrana di un'assenza breve.
Dormi ché io galleggi
Sulle lentiggini che filtrano in me da una luna…
 
I tuoi capelli campeggiano sul tuo marmo, beduini che dormono incauti
e non sognano. Il tuo paio di colombe t'illumina dalle spalle
alle margherite del tuo sogno. Dormi su di te e in te
e che la pace dei cieli e della terra spalanchi per te tutte le sue
sale, una dopo l'altra.
 
Il sonno ti avvolge di me. Non un angelo a portare il tuo letto,
né uno spettro a svegliare il gelsomino. O nome mio al femminile, dormi.
Nessun flauto piangerà una cavalla in fuga dalle mie tende.
 
Sei ciò che sogni, estate di una terra nordica
che offre le sue mille foreste al regno del sonno. Dormi
e non svegliare il corpo che desidera un corpo nel mio sogno.





 
UNA LEZIONE DI KAMASUTRA
 
Con la coppa incastonata d'azzurro,
aspettala
vicino alla fontana della sera e ai fiori di caprifoglio,
aspettala
con il buon gusto del principe raffinato e bello,
aspettala
con il fuoco dell'incenso femminile dappertutto,
aspettala
con il profumo maschile di sandalo sui dorsi dei cavalli,
aspettala.
E non spazientirti. Se arriva in ritardo
aspettala,
se arriva in anticipo
aspettala
e non spaventare gli uccelli sulle sue trecce,
e aspettala
ché si sieda rilassata come un giardino in fiore,
e aspettala
ché respiri un'aria estranea al suo cuore,
e aspettala
fino a che non sollevi il suo vestito scoprendo le gambe
nuvola dopo nuvola,
e aspettala
e portala su un balcone per vedere una luna annegata nel latte,
e aspettala
e offrile l'acqua prima del vino e non
guardare il paio di pernici che le dormono sul petto,
e aspettala
e accarezza lentamente la sua mano
quando poggia la coppa sul marmo
come se sollevassi la rugiada per lei,
e aspettala
e parlale come il flauto
alla corda spaventata del violino,
come due testimoni di ciò che il domani vi prepara,
e aspettala
e leviga la sua notte anello dopo anello,
e aspettala
fino a che la notte non ti dica:
Al mondo siete rimasti soltanto voi due.
Allora portala dolcemente alla tua morte desiderata
e aspettala…!
 
 




LA TUA NOTTE E' DI LILLA
 
La notte si accomoda dove sei tu. La tua notte
è di lillà. Ogni tanto un segno scappa
dai raggi delle tue fossette, infrange la coppa di vino
e accende la luce delle stelle. La tua notte è la tua ombra,
una terra leggendaria per l'uguaglianza tra
i nostri sogni. Io non sono il viaggiatore né il residente
della tua notte di lillà, sono colui che un giorno fu me.
Ogni volta che la notte si dissipa in te, intuisco
il vacillare del tuo cuore: non se ne soddisfa l'essere, né l'anima.
E nei nostri corpi un cielo abbraccia una terra. E sei tutta
la tua notte… Una notte che risplende come l'inchiostro
dei pianeti. Una notte,
a detta della notte, che striscia nel mio corpo indolente
come la sonnolenza delle volpi. Una notte che trasuda un
mistero luminoso sulla mia lingua. E più si precisa,
più temo il domani nel pugno della mano.
Una notte che scruta se stessa,
sicura e rassicurata dalla propria infinitezza,
appena sfiorata dal suo specchio e dai canti degli antichi pastori
per l'estate di imperatori malati d'amore.

 
 
 
Mahmud Darwish
IL LETTO DELLA STRANIERA

 

Mahmud Darwish

1941 - 2008